sabato 29 settembre 2012

Giuggiole, giuggiole, giuggiole!

Quando si inizia a parlare di "frutti dimenticati", io vado in brodo di giuggiole, appunto. 
Sarà che sono sensibile a tutti quei temi intrisi di nostalgia per i tempi che furono... come "i frutti dimenticati", quei preziosi prodotti della nostra terra che stanno scomparendo, sostituiti da varietà più da "grande consumo". La giuggiola è un frutto diffuso in Italia solo in alcune zone (specialmente il Veneto), che sta scomparendo forse perchè considerato "povero"... ecco perchè può venir classificato come "frutto dimenticato". Bene, oggi ve lo faccio riscoprire!

Le mie giuggiole
Il giuggiolo è un albero a crescita lenta, che può essere tenuto anche come un cespuglio, bello da vedere grazie alle sue numerose foglioline verde brillante (può essere usato come pianta ornamentale, più o meno come un olivo). Non ha particolari esigenze (il mio, perfino dopo l'estate africana scorsa, non ha patito!) ed è dotato di spine che rendono più... interessante la raccolta delle giuggiole, a inizio autunno.
Il sapore della giuggiola varia molto dal suo grado di maturazione. A me piace quando è marroncina ma ben croccante, acidula, dal vago sentore di mela, ma più intensa. C'è chi invece la apprezza quando è molto matura, con la buccia già grinza e la pasta dolcissima, zuccherina e morbida, assomigliando vagamente a un dattero. Ed infatti un altro nome della giuggiola è proprio "dattero cinese", essendo la pianta di origini asiatiche.

Giuggiole in corso di maturazione
Il giuggiolo, non appena è sufficientemente grande, produce tanti polloni radicali dai quali si possono ricavare nuove piante... l'unica questione è che ci vuole parecchio tempo perchè una piccola pianta di giuggiolo cresca fino a fare i suoi frutti! La pazienza: una qualità che oggi il mercato (anche alimentare) non apprezza.
Del resto il giuggiolo si lega anche ad altri valori importanti, talvolta dimenticati: presso i romani simboleggiava il silenzio e, in base ad alcune credenze, è proprio con gli spinosi rami di questa pianta che venne intrecciata la corona di spine di Cristo. Se dal Cristianesimo ci spostiamo all'Islam, troviamo il "Loto del Limite", che significa l' "Albero di Giuggiole", simboleggiante il limite estremo oltre il quale la conoscenza umana non può andare.

Un bel giuggiolo. Fonte foto: QUI
Ma torniamo a cose più prosaiche: il cibo! Le giuggiole (che peraltro possiedono una leggera qualità lassativa) sono ottime mangiate così, sgranocchiate dopo cena o come spuntino, ma possono essere impiegate anche per preparare marmellate e il famoso "brodo di giuggiole", un liquore estremamente zuccherino, dalle origini antiche, ancora diffuso in Veneto. "Andare in brodo di giuggiole" vuol dire appunto provare un enorme piacere e contentezza, paragonabile al gusto intenso del liquore a base di giuggiole appassite.

Il brodo di giuggiole, fonte foto: QUI
La ricetta del brodo di giuggiole (tratta da Wikipedia):
  • 1 chilo di giuggiole
  • 1 chilo di zucchero
  • 2 grappoli di uva Zibibbo
  • 2 bicchieri di vino bianco
  • 2 mele cotogne
  • buccia grattugiata di 1 limone
  • acqua quanto basta.
Lasciare appassire le giuggiole (ci vogliono un paio di giorni); non sbucciare. Pesare e mettere in una pentola, ricoprire d'acqua. Pulire ed aggiungere l'uva e lo zucchero. Cuocere per un'ora a fuoco dolce. Aggiungere le mele e il cabernet. Alzare la fiamma e far evaporare il vino. Verso la fine della cottura (quando si sta gelificando) aggiungere la buccia del limone grattugiato. Portate a ebollizione fino a ottenere uno sciroppo cremoso: passatelo (le giuggiole hanno il nocciolo), fate raffreddare e sigillatelo in bottiglie sterili lasciandolo al fresco e al buio.
Le giuggiole sono il frutto tipico di uno dei borghi medievali più belli d'Italia: Arquà Petrarca (provincia Padova).

Arquà Petrarca, fonte foto: QUI
Passeggiando d'autunno per le suggestive viuzze di Arquà Petrarca non solo potrete visitare la casa del Petrarca (e vedere, ehm, la "mummia" della sua amata gatta, come vuole la tradizione!), ma potrete anche acquistare tanti prodotti tipici e rari a base di giuggiole. Vi consiglio davvero di visitare questo borgo tra i colli euganei, non solo per le giuggiole, ma proprio perchè è un posto che merita, dove si respira un'atmosfera d'altri tempi. Ad Arquà Petrarca si svolge anche la tradizionale "Festa delle giuggiole".
Infine, vi lascio un'altra ricetta, un mio esperimento culinario: i muffins alle giuggiole... una rivisitazione moderna di un frutto antico, che non dovrebbe essere dimenticato!


Muffins alle giuggiole:
  • 270 g di farina autolievitante;
  • 130 g zucchero;
  • 20 giuggiole grosse (quantità variabile a piacere);
  • 250 ml di latte;
  • 90 ml di olio di semi;
  • 1 uovo.
Setacciare la farina con lo zucchero; lavare le giuggiole e privarle dei noccioli, tagliandole a pezzi non troppo piccoli. Mescolare il latte, l'uovo e l'olio insieme, aggiungere velocemente il composto liquido alla farina+zucchero e le giuggiole tagliate a pezzetti. Versare il composto negli stampi e infornare per circa 20 minuti in forno caldo a 180° C.

giovedì 27 settembre 2012

Il manuale Merck per la salute del cane e del gatto

Lo dico subito perchè sia chiaro: NESSUN LIBRO POTRA' MAI SOSTITUIRSI AL VETERINARIO. Detto ciò, il manuale Merck è definito "la guida medica più autorevole, completa e di facile consultazione per la salute e il benessere dei tuoi animali domestici", così recita il sottotitolo di questo mattone di ottocento pagine, corredato da disegni esplicativi, tabelle, schemi. Edito in italia da Raffaello Cortina Editore per un prezzo piuttosto elevato, devo dire che però merita la spesa: è una piccola enciclopedia "veterinaria", un manuale da consultazione che, se avrete la fortuna di avere sempre cani e gatti, vi tornerà utile per tutta la vita.


Questo librone è comodamente diviso in due parti: una dedicata al cane, una al gatto, e per entrambi i soggetti tratta tutte le malattie possibili e immaginibili, incluse le loro complicazioni più rare, ma non prima di aver enunciato le nozioni di base per la cura del nostro canide e felide preferito. Non solo. Dopo tutto ciò, c'è anche un ampia sezione dedicata agli "argomenti speciali": vaccini, farmaci, avvelenamento, terapia del dolore, viaggiare con gli animali, malattie trasmesse dagli animali all'uomo (zoonosi) e molto altro ancora. Completa il tutto un glossario finale di una trentina di pagine.
Questo manuale, insomma, soddisferà la vostra curiosità a 360° sulla salute di cani e gatti: se siete ipocondriaci, anche riguardo i vostri animali, questo librone per voi sarà come benzina per la vostra mania! Scherzi a parte: è un testo che vi permetterà di capire meglio gli eventuali (speriamo rari) problemi di salute dei vostri affezionati quattrozampe e di avere un rapporto più informato con il vostro veterinario.
Quale deve essere il senso di acquistare e consultare questo manuale ben fatto e davvero valido? Questo: "Nessun libro può o deve sostituire l'esperienza e la competenza di un veterinario che ha familiarità e un contatto continuo con voi e il vostro animale. Il Manuale Merck per la salute del cane e del gatto non è, nè deve essere inteso come uno strumento di diagnosi e di cura dell'animale; piuttosto si tratta di uno strumento che permette di ampliare la propria conoscenza e di diventare proprietari più responsasibili e consapevoli" (C. M. Kahn, S. Line, Prefazione all'edizione originale, Il Manuale Merck per la salute del cane e del gatto, p.VI).

lunedì 24 settembre 2012

Il tempo della Natura

Da quando non sono più (solo) studentessa ma anche lavoratrice, i miei ritmi sono cambiati. A volte sono talmente cambiati, che diventa un lusso potermi preparare un piatto di spaghetti al pomodoro per pranzo, invece del solito panino sbocconcellato per strada in fretta, mentre corro alla stazione per prendere un treno. Ancora più un lusso è avere il tempo per osservare la natura che ci circonda, specie se la quotidianità si chiude tra le mura di un ufficio, di un'aula universitaria o in una strada cittadina, dove il cielo visibile è solo una slavata striscia azzurrina, stretta tra i palazzi.
Per mia fortuna abito in campagna, ci sono nata e cresciuta e non riesco ad essere indifferente al ciclo stagionale e alle sue bellezze: si ripete ogni anno, uguale ma magicamente ogni volta unico. Prendiamoci il tempo e la coscienza di non farci fagocitare dai ritmi frenetici che non ci consentono neppure di alzare lo sguardo al cielo, prendiamoci il tempo di osservare come cambia la luce, le sfumature delle nuvole e la consistenza delle foglie.




Una passeggiata in un parco, una gita fuori porta, una sbiciclata fuori città, un pomeriggio passato in giardino, osservare un albero per un anno: riempiamo il nostro (poco) tempo libero con attività che ci avvicinino alla Natura e ai suoi ritmi, per ammirarla, rispettarla, proteggerla e soprattutto per non perderci una delle parti più importanti di noi. Prendiamoci il tempo della Natura: è anche il nostro, non dimentichiamolo.

venerdì 21 settembre 2012

SOS ciclamini!

Per una volta, scrivo questo post con l'intento non di fornire consigli, ma di riceverne! 
Dovete sapere che amo molto mettere sul mio davanzale, tutti gli autunni, delle belle piante di ciclamini: la fioritura è rigogliosa e dura tutto l'inverno, iniziando ad esaurirsi solo con l'inizio della primavera... insomma, è una nota di colore sgargiante e allegro, che mi accompagna tra le tonalità grigie delle stagioni fredde. Il vero problema è: come tenere vive queste maledette piante, dalla primavera all'autunno seguente? E' una maledizione!


I miei ciclamini stanno sulla mia finestra (lato ovest) da ottobre a marzo/aprile circa e, fino a quel momento, scoppiano di salute. Di giorno prendono quindi la luce diretta, di notte godono del riparo degli scuri e, se nevica, li porto nel vano-scala per evitare che gelino nei giorni con temperature più rigide. Giuro che sono meravigliosi, non un cenno di debolezza, marciume o cos'altro, sono MAGNIFICI, tant'è che fanno invidia a mia madre, il vero pollice verde della casa. Poi arrivano i primi pomeriggi di sole primaverile, ed ecco che fiappiscono: è il momento in cui mi decido, a malincuore, di trasclocare i ciclamini all'esterno, in penombra. E da lì, il declino inesorabile.


Anzitutto, dopo una settimana di trasloco all'esterno, mi ritrovo tutte le foglie ingiallite di colpo. E' il ristagno d'acqua di qualche pioggia primaverile? Forse: così quest'anno li ho traslocati fuori senza sottovasi, ma il risultato è stato identico: dopo una settimana erano gialli. Nelle settimane successive mi rassegno a togliere ad una ad una le foglie fiappe e gialle, i fiori un lontano ricordo (ed erano così belli!), ormai diventati peduncoli informi marroncini. Ma la pianta è viva, tanto mi basta. Riesco quindi far sopravvivere il ciclamino fino a giugno: ormai è privo di foglie, ma il bulbo è duro e consistente, chiaramente vivo. Da qui in poi però accade sempre l'inevitabile, nonostante i miei molteplici tentativi di anno in anno.


Anno n.1: provo a fare come dicono i libri e gli esperti. A giugno sospendo le annaffiature, porto i bulbi in magazzino (posto relativamente fresco e asciutto), li riprendo in agosto travasandoli in vasi con nuova terra. O meglio: credo di travarsali, in realtà mi ritrovo la metà dei bulbi che si sono incartapecoriti, accartocciati su loro stessi, praticamente implosi. Non mi rassegno e provo a piantare i superstiti in terriccio super-buono, annaffio un pochino (non troppo!) nelle settimane seguenti... e il risultato è che, ora di settembre, i superstiti sono tutti andati.


Anno n.2: a partire da giugno, provo a lavarmene le mani, nella speranza che la natura faccia il suo corso, e interro i bulbi in una zona ombrosa, in giardino. Non annaffio e non faccio nulla: d'ora in poi ci penseranno le piogge estive ed autunnali, insomma me ne infischio, convinta (erroneamente!) che i ritmi naturali non possano uccidere i ciclamini. Mi dico: "Piuttosto che morti, meglio che fioriscano in giardino. Ecco, ora li affido alla natura, perchè mai dovrebbero morire?". Già, perchè mai?


Anno n.3 (lo scorso): provo a seguire il consiglio della ragazza del Garden da cui li ho comprati. Non sospendere mai le annaffiature, neppure in estate, ma solo renderle meno frequenti. Ottimo: tutti i ciclamini marciti. Vi assicuro che le annaffiature sono state rarissime e centellinate. Ora, poichè non crediate che ho il pollice nero, vi mostro altre piante che curo da anni con notevole successo:


Quest'anno sono daccapo: ho comprato i miei ciclamini nuovi fiammanti, so che avrò una fioritura meravigliosa e spettacolare fino a marzo, ma poi cosa devo fare esattamente per non ucciderli tutti? In pratica mi manca solo una possibilità da sperimentare: non portare fuori i ciclamini in primavera, ma traslocarli in un'altra zona della casa fresca e luminosa. Basterà? Ho diverse conoscenti che mi hanno detto "Ma no, è facilissimo tenere i ciclamini, a me rifioriscono sempre tutti gli anni!"... mah, io sono un pò scoraggiata. Avete consigli da darmi? Vi ringrazio già in anticipo :-) Buon fine settimana!

mercoledì 19 settembre 2012

Fare jogging... insieme al gatto?

Oggi contraddirò un luogo comune: solo i padroni dei cani possono "tenersi in forma" con il loro amico a quattro zampe. Fare jogging, ad esempio, è la classica attività che vede uomini e cani abbinati come cacio e maccheroni. In effetti, il micio mai accetterebbe di trottare per km al vostro fianco (quanto meno perchè va contro la sua natura di "velocista", non ha resistenza nella corsa sui lunghi percorsi). Tuttavia, dal momento che il mio blog serve non solo ad appagare i gattofili, ma anche a smontare leggende metropolitane anti-gatti, posso assicurarvi che - ad alcune condizioni - anche il gatto partecipa volentieri alla vostra attività ginnica, jogging in primis.

Fonte immagine: QUI - By Jenna Johanna
Quando ho tempo e la stagione lo permette, mi piace fare una mezz'oretta di corsa nei dintorni della mia campagna: tra frutteti, campi e stradine sterrate, è un'attività molto rilassante. Ho dovuto evitare però di allontanarmi troppo da casa da quando alcuni dei miei gatti mi seguivano come segugi: non volevo certo che si allontanassero con me per i campi! A quel punto ho ripiegato e corro sul confine del mio giardino e i campi: si tratta di una cinquantina di metri, che fatti avanti e indietro servono comunque allo scopo. Ebbene, dovete sapere che ogni volta che ho fatto jogging, il coinvolgimento dei miei gatti è stato assicurato. Parlo anche al passato perchè non si tratta solo di una peculiarità attuale di Paciocca: tutti i gatti che ho avuto si comportavano più o meno così.


Per il gatto, vedere un essere umano che corre generalmente non è un buon segno: se il gatto non è mai stato inseguito da un uomo - cosa non sempre scontata - resterà comunque sul chi vive, perchè non è abituato a vederci muovere velocemente, rumorosamente e magari con il fiatone. Eppure, passata la diffidenza iniziale, se avete un buon rapporto con il vostro gatto, egli inizierà ad animare attivamente la vostra attività fisica. Paciocca non appena mi vede correre, mi raggiunge e si apposta nelle vicinanze, dando luogo ad una serie di fantastiche ed esileranti esibizioni:
- Mi taglia la strada innumerevoli volte, nascondendosi in un cespuglio circostante e sfrecciando sempre all'ultimo davanti a me, con gli occhi fuori dalla testa ed emettendo un rumoroso "Purrrrrrrr!!";
- Mi taglia la strada per poi andare ad arrampicarsi direttamente su un albero sempre con gli stessi suoni;
- Si piazza esattamente al centro del mio percorso, sdraiandosi a pulire il proprio mantello, come se fosse lì per caso, e se anche le passo a 10 cm di distanza con i piedi non si muove. A volte addirittura la salto e lei non fa una piega: è la nostra re-interpretazione della corsa a ostacoli;
- Corre per brevi tratti un metro davanti da me con la coda all'insù e non appena riesco a sfiorarla scarta da un lato;
- Resta seduta sul percorso e quando passo e allungo una mano, lei allunga il musetto per toccare una delle mie dita.


Dal canto mio, io mi diverto come una pazza e questi intermezzi di Paciocca (che sembra divertirsi altrettanto) mi fanno passare molto più velocemente il tempo della corsa. Delle volte mi viene così tanto da ridere che il mio fiatone diventa proibitivo (non sono poi una gran sportiva)... posso giurare che questo comportamento, più o meno enfatizzato, l'ho potuto osservare in quasi tutti i gatti che ho avuto. Magari non tutti erano così estroversi come Paciocca, ma tutti ci tenevano a seguire la mia corsa e a farmi compagnia. Come capirete, questo atteggiamento smentisce per l'ennesima volta lo stereotipo del gatto asociale e indifferente all'essere umano.

Fonte immagine: QUI

Ammetto che fare jogging con il proprio gatto può non essere cosa accessibile a tutti. Ci sono infatti almeno tre condizioni - tutte e tre necessarie - per riuscire a tenersi in forma in compagnia del proprio gatto. Eccole:
1. Dovete essenzialmente abitare fuori città, per poter sfruttare qualche decina di metri di giardino o campagna circostante, che deve sempre e comunque essere territorio del vostro gatto, abituato ad uscire. NON PORTATE MAI IL GATTO IN UN TERRITORIO ALTRUI.
2. Il vostro gatto non deve mai - e dico MAI - essere stato calpestato dai vostri piedi per sbaglio. Il gatto non concede seconde occasioni: se inavvertitamente l'avete pestato una volta, state certi che da quel momento i vostri piedi per lui saranno imperdonabili, praticamente già morti e sepolti. E girerà a distanza di sicurezza.
3. Il vostro gatto deve fidarsi ciecamente di voi, quindi non dovrete avergli mai giocato un tiro mancino, neppure per sbaglio. Deve essere certo che quello che fate è sempre inoffensivo per lui, o non supererà mai la diffidenza iniziale quando vi vede correre.
Tra l'altro, pensavo... dobbiamo ben sembrare curiosi quando corriamo, agli occhi dei gatti: rispetto ai loro movimenti flessuosi ed eleganti, noi siamo davvero goffi!

domenica 16 settembre 2012

Una stagione: l'estate (2012 - 4)

Nel tardo pomeriggio di un sabato di settembre, mentre la luce si fa tagliente e l'aria diventa aguzza di fresco, qualcosa si avvista all'orizzonte...


 

Sono le mongolfiere che, ogni settembre, si alzano in volo nel cielo di Ferrara! Uno spettacolo suggestivo e allegro da vedere da vicino...  ma anche da lontano:




E noi, intanto, con la ripresa (già avvenuta) del lavoro, domani anche delle scuole e dei soliti ritmi quotidiani, ci avviamo a grandi passi...


Buona ultima settimana d'estate 2012!

giovedì 13 settembre 2012

La seconda vita di una scatola da scarpe e di un calendario "Gatteria"

Il mese scorso, approfittando dei saldi, mi sono comprata un paio di ballerine da Cinti, uno dei miei negozi di scarpe "di fiducia". Una volta arrivata a casa ho scoperto che il mio acquisto mi aveva soddisfatta non solo per la calzatura: la scatola delle scarpe era infatti fantastica, robusta, rivestita all'interno di una bellissima carta lucida color salmone e con la chiusura a calamita. Dico: quando mai una scatola da scarpe ha le calamite come chiusura? Gongolante, ho messo le ballerine nella scarpiera e riposto la scatola nella mia stanza, meditando su come trasformarla... e ci è voluto poco per decidere il da farsi!


Come premessa al mio operato sta uno degli assiomi fondamentali che regolano la vita del gattofilo: ogni oggetto targato "Gatteria - Evelyn Nicod" è praticamente sacro, dunque è assolutamente impensabile buttare un vecchio calendario, un segnalibro ormai usurato, un biglietto d'auguri vecchio di anni, un'agenda ormai logora. Il gattofilo non può separarsi da tutto ciò che è "Gatteria", non solo perchè in genere si tratta di oggetti dal costo relativamente alto, ma anche perchè è impossibile, nella mente del gattofilo, pensare di buttare i gatti ideati, disegnati e dipinti da Evelyn Nicod: sono troppo belli, deliziosi, irresistibili. Questo naturalmente vale anche per me, dunque conservavo gelosamente il calendario "Gatteria" 2009, in attesa di potervi trovare una giusta collocazione.


Probabilmente non occorre che vi stia a spiegare cos'ho fatto: ho impiegato la copertina di fronte e retro del calendario "Gatteria" per trasformare la scatola delle ballerine, dando una "seconda vita" a entrambi gli oggetti. Devo dire che il soddisfacente risultato finale è dovuto anche all'ottima qualità della scatola: l'apertura particolare e le calamite l'hanno resa fin da subito la candidata ideale a un "recupero". In particolare, cercavo da tempo una bella scatola che potesse contenere i miei bijoux "ingombranti"... perciò appena ho avuto un'oretta di calma, mi sono data da fare!



Ripulita la scatola dalle etichette del prezzo con un batuffolo imbevuto di acetone delicato, ho poi iniziato a "progettare" come disporre le immagini. Nel mio caso ne avevo una grande della misura perfetta per il lato superiore della scatola, 12 piccole immagini, una scritta "Gatteria" e un altro piccolo micio con una scritta "Welcome". Una volta deciso come suddividere in ogni lato le immagini, sono passata ad incollarle con un leggero strato di Vinavil (dato direttamente con le dita): non bisogna esagerare con la colla sennò la carta si increspa, ma bisogna avere cura di darla su tutti i lati e gli angoli, perchè l'immagine aderisca bene. 




Volendo, la scatola si può proteggere con uno strato esterno di plastica adesiva. In questo caso però, dato che la funzione "porta-bijoux" non prevede un'eccessiva usura della scatola, ho preferito evitare di ricoprirla, perchè mi piace molto la grana ruvida del cartoncino del calendario. Ho arricchito l'interno della mia scatola porta-bijoux con uno specchietto, prelevato da un vecchio porta-cipria di mia mamma. Il passaggio più difficile è stato togliere lo specchietto dalla sua originaria sede, ma con tanto acetone, pazienza e delicatezza, la cosa è riuscita perfettamente!


Come ho detto prima, per rinnovare questa scatola ho impiegato solo le illustrazioni della copertina di fronte e del retro del calendario. Il resto del prezioso cimelio "Gatteria" non ho osato toccarlo, dato che ogni immagine mensile non può essere impiegata se non "sacrificandone" un'altra sul retro, e giammai potrò scegliere di sacrificarne 6 su 12, dunque dovrò escogitare qualcos'altro per dare una seconda vita anche al resto del calendario. Per il momento, sono davvero soddisfatta di questa "operazione di recupero" sia della scatola delle mie scarpe sia del calendario!

domenica 9 settembre 2012

La raccolta delle noci

La prima pioggia di settembre, di solito, è quella giusta. Se poi arriva dopo un'estate assolutamente secca come questa (che per fortuna è ormai agli sgoccioli), allora è "ancora più giusta", ed è il segnale che è giunto il momento. Per cosa?
Ma per raccogliere le noci, naturalmente!

Attenzione: foto puramente dimostrativa, servono sempre i guanti, le noci tingono!
Anzitutto scegliete una mattina o un pomeriggio seguenti a un giorno di pioggia continua: un acquazzone di un'oretta, di solito, non basta a dare "il la" alle noci. Spesso, infatti, dopo la pioggia il robusto mallo delle noci crepa (in quelle mature) e rende molto più agevole la raccolta di questi frutti secchi. Attrezzatevi di guanti di gomma (non usa e getta, non sono abbastanza resistenti) perchè il mallo tinge irrimediabilmente la pelle di nero (dura per settimane e non c'è solvente che serva), vestitevi comodi e munitevi di una cassetta per le noci. E approfittatene per dare un'occhiata attorno a voi... la campagna umida può essere molto affascinante!


Un noce produce una quantità di frutti molto variabile da anno ad anno e anche in base alla sua età. Io posso raccogliere le noci da due alberoni enormi e vecchi, piantati da mio nonno. Ricordo ancora che, fin nei suoi ultimi anni di vita, non ha mai mancato di passarsi le mattine di settembre a raccogliere noci, pulendole nel pomeriggio... perfino rischiando di farsi male per questo (mio nonno è vissuto fino a 91 anni, capite che a quell'età non è consigliabile andar per noci)!

Uno dei due grandi noci di mio nonno... confrontate l'albero con la mia gatta!

Raccogliere le noci non è affatto difficile, ed è un'attività assolutamente rasserenante: prima setacciate con cura il terreno circostante l'albero, diverse noci possono essere già cadute ed aspettarvi tra l'erba e le foglie. Fate attenzione che tra le noci cadute spesso si nascondono quelle "con ospiti indesiderati" (insetti e vermetti): selezionatele, controllando che il guscio non abbia buchi. Quando siete certi di aver fatto "piazza pulita" delle noci cadute e sane, passate a quelle con il mallo già crepato sull'albero, eventualmente battendo i rami più alti con un bastone per farle cadere... e attenzione se vi cadono in testa! ;-)

Ecco una noce matura, con il mallo ben crepato ma ancora sull'albero!
Una buona idea è di raccogliere noci in compagnia... naturalmente Paciocca non ha tardato a raggiungermi e a seguire tutte le mie operazioni, nonostante avesse ripreso una leggera pioggia e l'aria fosse intrisa di umidità. In lontananza si sentivano i galli cantare, la campagna coperta da nuvole e foschia, la pioggia tra le foglie, il mio adorato autunno praticamente già qui... inutile dire che io ero al settimo cielo!

Paciocca ama essere coinvolta nelle attività della sua famiglia!
Le noci raccolte, se sono molto sporche, vanno poi passate con una brusca ruvida e magari un pò d'acqua (ma non devono assolutamente stare a mollo!). In ogni caso se sono raccolte al momento giusto dal mallo, saranno pulitissime, come quella che ho in mano qui:

Ribadisco: usate sempre i guanti!! Non fate come me!!
Tutte le noci raccolte e pulite poi vanno messe in cassette da esporre al sole per un mesetto circa (di notte riponetele al chiuso, perchè non prendano umidità), in modo che si secchino al meglio e possano durare per tutto l'inverno. La noce è un frutto prezioso: dall'alto valore nutritivo, contiene grassi polinsaturi e Omega 3, utili al benessere del sistema cardiovascolare, inoltre è ricca di minerali come zinco, rame, magnesio e selenio, che sono efficaci antiossidanti. Insomma, se raccogliere noci fa bene all'umore, mangiare una noce o due al giorno fa bene a tutto il resto!

mercoledì 5 settembre 2012

Come agguantare saldamente un gatto che non vuole essere agguantato

Questo post può venirvi molto utile abbinato a quello su come recuperare il gatto quando si vuole farlo rincasare (e lui non è dell'idea). Immaginate di aver acciuffato il gatto dopo una grande caccia, che vi è costata pazienza, tempo e stratagemmi: insomma, ora l'avete in pugno... o quasi: il gatto è un abile contorsionista e non è detto che una volta agguantato egli non trovi il modo di sfuggirvi di nuovo. Ci sono alcuni modi per tenere saldamente un gatto recalcitrante senza fargli male: la forza bruta non è affatto una buona idea, anzi il gatto tenderà ad agitarsi di più (ricordatevi che ha sempre le unghie).

Foto da web: notate lo sguardo spiritato e la zampa artigliata alla spalla!

Modalità n.1 (valida solo in alcuni casi): prenderlo per la collottola. Si penserà che sia la cosa più naturale del mondo: in fondo, i gattini piccoli vengono presi così dalla mamma, con l'ottimo risultato che il micino si immobilizza e si lascia trasportare buono buono. Ora: la collottola è certamente il "tallone d'Achille" del gatto, perchè non appena lo si prende di lì effettivamente si immobilizza e non reagisce... ma se il vostro è un bel micio adulto e magari in carne, la collottola non può e non deve essere usata come un gancio con cui sollevare il povero felino, perchè il suo peso non è più quello di un tenero micino e si rischia seriamente di danneggiargli i muscoli del collo.

Mamma micia trasporta il piccolo per la collottola, ma con i gatti adulti ci vuole cautela (immagine da web)
Tenere un gatto per la collottola è un metodo fantastico per il veterinario che, appoggiato il gatto sul tavolo, vuole tenerlo fermo per visitarlo e magari fargli un'inizione. Questo è il solo caso in cui è ottimo "usare" la collottola, che ripeto NON è un gancio di trasporto per gatti adulti e pasciuti (così come non lo sono le orecchie per i conigli). Al limite, prendetelo per la collottola ma abbiate cura anche di sostenergli il bacino con l'altra mano, in modo che tutto il peso non gravi sul collo. Come potete vedere dalla foto, il gatto comunque non gradisce molto di essere preso così.

Immagine da web: tenerlo per la collottola e sorreggere il bacino

Modalità n. 2 (sconsigliata): prenderlo in braccio in modo non strategico, ossia come capita. Qui riuscirete a tenerlo fermo solo in due casi: o il gatto è talmente buono che non reagirà nonostante il malcontento, o voi siete stoici e sopporterete le sue unghie. Insomma, questo modo è altamente sconsigliato per tenere un gatto recalcitrante, e comunque anche se siete più forti del micio, lui sa saltare come una cavalletta e sgusciare tra le vostre braccia come un viscido pesce. Credetemi, può cogliervi di sorpresa... e se vi sfugge, auguri a prenderlo la seconda volta!

Immagine da web. Questo gatto è fin troppo contento di essere preso in braccio!

Modalità n.3 (sperimentalmente valida!): prenderlo in braccio in modo strategico, ovverosia impedendogli di puntellare sul vostro torace le zampe anteriori e soprattutto quelle posteriori, con cui può fare forza e balzare via. Il gatto dovrà sopportare l'umiliazione di essere trasportato come fosse un sacco di patate: cingetelo con un braccio sotto le ascelle e uno sotto l'attaccatura delle cosce, lasciando penzolare all'aria tutte le zampe. Abbiate cura di tenerlo comunque il più possibile lontano dal vostro corpo: se gli date la possibilità di appoggiare una zampa, vedrete che troverà il modo di liberarsi. Lui cercherà comunque di divincolarsi, dibattendosi a mò di anguilla, ma ben presto si stuferà. Se farete tutto ciò, il gatto sarà agguantato saldamente e nessuno di voi si farà male.

Foto dimostrativa: Paciocca agguantata senza possibilità di scampo!
Precisazione importante #1: tali suggerimenti valgono unicamente per gatti domestici e abituati al contatto con l'uomo, per i mici randagi più selvatici (spesso talmente spaventati dall'uomo da rispondere in modo aggressivo) ci sono altri modi di "cattura" e trasporto.
Precisazione importante #2: chi non conosce i gatti, leggendo questo post potrebbe credere che siano animali demoniaci. No, sono animali dolcissimi che spesso non vedono l'ora di saltarvi in braccio spontaneamente, facendovi le fusa per poi acciambellarsi per ore sulle vostre ginocchia. Solo che, ecco, lo fanno quando vogliono loro. E non sempre è quando voi avete bisogno di prenderli!

sabato 1 settembre 2012

"La gatta che amava le acciughe" di Detlef Bluhm

Finalmente è arrivato settembre! E con lui è arrivato anche un pò di fresco, che spero si mantenga per qualche giorno ancora... oggi vi parlo di una delle mie letture estive: La gatta che amava le acciughe. Già autore di Impronte di gatto, Detlef Bluhm ci regala stavolta una bella raccolta di "storie curiose di gatti insoliti", come da sottotitolo. Lo scrittore prende spunto da articoli di cronaca reale, notizie web (che si cura di verificare o smentire), trasmissioni televisive che abbiano riportato notizie sui nostri felini domestici, per poi approfondire ogni argomento con leggerezza e cura. 



Abbiamo quindi capitoli sui gatti "volanti" (che si sono ritrovati loro malgrado a transitare per settimane su un aereo), sui quelli "astronauti", sui gatti clonati, su quelli che hanno avvertito l'arrivo di uno tsunami, sui mici che sono stati i veri compagni di vita di personaggi celebri (ad esempio la scrittrice Patricia Highsmith), su gatti golosi e ghignosi, su quelli che hanno intrecciato un'amicizia indistruttibile con un'orsa dal collare di diversi quintali. Insomma: tante storie ma anche tante notizie curiose che vale la pena di sapere sui nostri fidati  mici di casa. Ad esempio: sapevate che i gatti non sentono il sapore dolce e che quindi quando leccano il gelato non sono attratti dallo zucchero, bensì dalla componente grassa? Oppure: sapevate che in caso di stress, una persona si ritrova ad agire meglio se in presenza del proprio gatto, piuttosto che in presenza di un proprio famigliare o amico umano? Queste e tante altre notizie "gattose" in questo libro che sicuramente piacerà agli amanti dei mici: io l'ho letto con piacere il mese scorso, sotto l'ombrellone, restando sempre ammirata e affascinata dalle centinaia di sorprese che ancora il mondo dei gatti sa riservarci!